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La guida per comprendere la differenza tra alunni con BES o DSA e per aiutarli durante il loro percorso scolastico
Da qualche anno a questa parte si è registrato un netto aumento degli studenti con BES e DSA: si tratta di due concetti distinti da non confondere, che andremo ad approfondire in questa guida, per capire insieme le differenze e cosa prevede la normativa del Miur.
 Alla luce di questo incremento è sempre più importante cercare di capire quali sono i percorsi e le strategie utilizzabili, per facilitare l’apprendimento per questi ragazzi.
 Sono necessari in questi casi dei percorsi personalizzati, pensati e progettati in base alle esigenze e le caratteristiche degli studenti affetti da disturbi di apprendimento, così da avere a propria disposizione le migliori strategie per rendere più inclusivo e fruibile l’insegnamento e la permanenza a scuola.
 Non bisogna mai confondere alunni con BES e DSA, poiché si tratta di bambini con bisogni e necessità differenti.
 Alunni con BES e DSA: perché è importante conoscere la differenza
La prima cosa da fare quando si parla di BES e DSA è andare a fondo della questione. Comprendere la differenza tra alunni con BES o DSA è il primo step per cercare di aiutarli con percorsi ad hoc, pensati per venire incontro alle loro difficoltà e superarle.
 La didattica deve essere inclusiva ed è necessario, quindi, capire come muoversi e quali sono le strategie da adottare al fine di integrare perfettamente questi alunni con capacità, caratteristiche e bisogni speciali.
 Quando si incontrano degli alunni con delle difficoltà e con specifici disturbi dell’apprendimento è sempre importante capire in che modo renderli parte del sistema classe, poiché solo in questo modo è possibile costruire un clima sereno a scuola, che permette a tutti i bambini e ragazzi di poter crescere in modo sano.
 Questi disturbi specifici, infatti, hanno delle ricadute emotive e comportamentali che si riversano nella quotidianità, dunque il ruolo della scuola diventa fondamentale da questo punto di vista, così come lo è il lavoro in team con la famiglia oltre che con la classe in generale.
 Promuovere dei percorsi specifici che non facciano sentire questi ragazzi esclusi ne migliora le performance non solo a scuola, ma anche nella vita di tutti i giorni.
 Si acquisisce, infatti, una maggiore consapevolezza, più fiducia e si generano sentimenti positivi che fanno sempre bene ai ragazzi con difficoltà e disturbi specifici.
 Si dovrebbe puntare, quindi, a capire in che modo potenziare le strategie cognitive create ad hoc per migliorare i processi di apprendimento, anche in questo tipo di alunni. Farli uscire dalla solitudine e far superare le difficoltà: questo dovrebbe essere un obiettivo primario.
 È molto importante capire in che modo rendere parte del sistema classe gli alunni con disturbi dell’apprendimento o bisogni speciali, per favorirne la crescita e lo sviluppo
 Cosa sono i BES (Bisogni Educativi Speciali)?
Già presente nel mondo anglofono come Special Needs, il concetto di Bisogni Educativi Speciali (BES) è entrato a pieno titolo nel mondo della didattica da qualche anno a questa parte.
 Già nel 2012 il Miur (Ministero dell’università e della ricerca) ha emanato la direttiva BES 27/12/2012, un’apposita circolare cha ha proposto la codifica in tre categorie degli alunni con BES, nello specifico stiamo parlando di:
- alunni con disabilità che, grazie al lavoro degli insegnanti di sostegno, seguono un Piano Educativo Individualizzato (PEI);
- alunni con difficoltà socioculturali e/o di tipo linguistico, ovvero bambini e ragazzi condizionati da situazioni di svantaggio socioeconomico e da problemi legati alla conoscenza e padronanza della lingua italiana;
- alunni con DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) o altre problematiche simili, come ad esempio dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia.
È importante ricordare alunni con BES o DSA devono ricevere aiuti e sostegno specifici, a partire da quelli per le attività di lettura e scrittura, sarà quindi importante individuare la problematica per riuscire a supportarli al meglio.
 Un alunno può avere dei bisogni educativi speciali con continuità, oppure anche solo per un determinato periodo, e ciò avviene per diversi motivi: alla base di tutto possono esserci motivi fisici o biologici, sociali, psicologici. Quello che non cambia è il ruolo della scuola, che deve sempre venire incontro a queste difficoltà e offrire una risposta adeguata e personalizzata.
 Possiamo dire che quello di BES è un concetto pedagogico più che una vera e propria categoria diagnostica, il che presuppone un approccio all’apprendimento differente. L’obiettivo è quello di cercare di creare un progetto didattico individualizzato, per tutti quegli alunni con DSA ma anche con altri bisogni speciali.
 Il significato di DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento): cos’è e a cosa si riferisce
A questo punto è importante chiarire anche il significato di DSA. Di cosa si tratta? Come accennato in precedenza, DSA è un acronimo che sta per Disturbi Specifici di Apprendimento.
 Siamo in un ambito molto complesso e delicato, che vale la pena guardare da vicino così da capirne le caratteristiche e non solo.
 Un alunno con disturbi specifici di apprendimento (DSA) può avere difficoltà nella lettura, nella scrittura e nel calcolo
 Parliamo di DSA quando, nonostante un adeguato grado di scolarità, si presentano delle difficoltà in alcuni processi che dovrebbero essere automatici, sia nell’ambito della lettura che in quello della scrittura, oppure in quello del calcolo.
 Il tutto, è bene sottolinearlo, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali: l’alunno con DSA ha delle capacità cognitive in linea, ma non riesce ad automatizzare alcuni processi, dunque ha semplicemente delle caratteristiche diverse quando si tratta di leggere, scrivere o fare dei calcoli.
 Si parla di DSA già da qualche decennio e per la precisione dagli anni ’90, quando vennero individuati 4 tipi di disturbi specifici dell’apprendimento, che sono i seguenti:
- dislessia
- disgrafia
- discalculia
- disortografia
Nello specifico la dislessia è un disturbo della lettura, che si manifesta nel momento in cui l’alunno dimostra di avere una difficoltà nel decodificare un testo, impattando negativamente sulla velocità e rapidità di lettura.
 La disgrafia, invece, è un disturbo della scrittura: in questo caso si ha difficoltà nel realizzare graficamente le lettere, cosa che accade a causa di una difficoltà nell’abilità motoria che regola il processo della scrittura.
 Anche la disortografia riguarda la scrittura, ma in questo caso l’alunno ha una difficoltà nella competenza ortografica e codifica fonografica. Questa disfunzione nell’applicazione delle regole ortografiche comporta delle complicazioni nell’uso dell’H, delle lettere doppie, degli accenti e dell’apostrofo.
 Infine l’ultimo dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento è la discalculia, che riguarda un certo grado di difficoltà nel capire il senso dei numeri e nel fare i conti. Spesso gli alunni con discalculia non riescono a effettuare un conto alla rovescia, oppure fanno fatica a ricordare i numeri, anche se l’ostacolo principale rimane sempre la lentezza nel fare delle operazioni e la scarsa capacità di effettuare delle stime numeriche.
 I disturbi elencati in precedenza possono essere penalizzanti per un alunno, specialmente nel caso in cui questo venga abbandonato a se stesso, ma non solo: sono spesso fonte di disagio e di fatica. Proprio per questo motivo, negli ultimi anni, si è posta un’attenzione crescente a questi argomenti così delicati ed è stato messo l’accento sulla necessità di percorsi educativi personalizzati, con l’aiuto di insegnanti di sostegno preparati, in grado di rendere migliore la vita degli alunni con BES e DSA, sia in classe che fuori.
 Quello a cui si deve puntare è una gestione delle difficoltà ottimale, che permetta all’alunno di integrarsi e non scoraggiarsi di fronte agli ostacoli, poiché pian piano e con la giusta tecnica chiunque può migliorare.
 Esistono 4 tipi diversi di DSA, ognuna con le sue peculiarità: disgrafia, disortografia, discalculia e dislessia
 Quali sono le differenze tra BES e DSA?
A questo punto avrai intuito che esistono delle differenze tra BES e DSA, poiché non si tratta dello stesso concetto.
 Entrando nel dettaglio possiamo dire che DSA è un disturbo dell’apprendimento, ossia la diagnosi della problematica che riguarda l’alunno, mentre BESè termine utilizzato per indicare il bisogno che viene innescato.
 I Disturbi Specifici dell’Apprendimento in genere vengono diagnosticati da professionisti che operano nelle Unità di Neuropsichiatria Infantile delle ASL o degli ospedali, oppure da équipe private di specialisti accreditati. I BES non vengono diagnosticati clinicamente, né possono esistere delle certificazioni che attestano un bisogno educativo speciale, poiché si tratta spesso di bisogni innescati da una determinata condizione, dunque stiamo parlando di un concetto pedagogico.
 Ricordiamo che ogni DSA comporterà una difficoltà che necessita di un intervento personalizzato, magari attraverso un piano educativo personalizzato che andrà a vertere su quelli che sono i bisogni educativi speciali di ogni singolo alunno.
 Approfondimento: Piano Educativo Individualizzato (PEI) e Piano Didattico Personalizzato (PDP)
Alla luce di quanto detto potrebbe essere utile un approfondimento con relative differenze Piano Educativo Individualizzato (PEI) e Piano Didattico Personalizzato (PDP), strumenti utilizzati per aiutare gli alunni con determinate difficoltà e bisogni.
 Quando si parla di PEIcosa si intende? E quando, invece, si parla di PDP? Cerchiamo di fare chiarezza rispondendo a queste due domande.
 Si tratta di due documenti differenti e come tali devono essere trattati: quello che li accomuna è che servono per delineare il percorso didattico degli alunni con BES.
 Quando si è in presenza di un alunno con disabilità certificata viene stilato il PEI, ossia un piano educativo personalizzato che contiene in dettaglio gli interventi educativi e didattici progettati per aiutare l’allievo, oltre che gli obiettivi prefissati che riguardano l’insegnamento e i criteri di valutazione del percorso didattico.
 Il PDP, invece, riguarda una serie di casi: innanzitutto viene stilato in presenza di alunni con DSA che, quindi, presentano segni di dislessia, disortografia, discalculia, disgrafia, ma non solo.
 Il PDP è necessario anche quando si ha a che fare con alunni in svantaggio sociale o che hanno deficit culturali, poiché parlano una lingua differente o hanno altre barriera socio-culturali che rendono difficoltoso l’apprendimento. Il PDP è egualmente necessario quando si hanno degli alunni con altri tipi di BES, che possono essere difficoltà comportamentali, emotive o psicologiche.
 Volendo approfondire il discorso è possibile sottolineare che il PEI viene anche chiamato Piano di Vita, proprio per la sua importanza strategica per la vita dell’alunno.
  Per la creazione del PEI vengono coinvolti diversi soggetti, dai genitori agli insegnanti di sostegno e, ancora, c’è la collaborazione del personale scolastico e degli operatori delle strutture sanitarie competenti.  All’interno di questo documento vengono inseriti quelli che si reputano interventi indispensabili per fare in modo che l’alunno raggiunga i suoi obiettivi e arrivi a una totale integrazione con il sistema classe.
 Non esiste un unico modello di PEI, ma questo può variare in base a quelle che sono le disabilità e la condizione dello studente, che deve essere valutata caso per caso, anche se esiste in realtà esiste uno schema per la stesura del PEI, che poi deve essere integrato.
 Se invece si vuole approfondire tutto quello che riguarda il PDP, ossia il Piano Didattico Personalizzato, è bene sottolineare alcuni aspetti.
 Il piano in questione deve essere programmato dal consiglio di classe, entro i primi tre mesi dall’inizio delle lezioni scolastiche. Anche in questo caso, se ritenuto necessario e utile, si può chiedere la collaborazione di genitori e di operatori socio-sanitari.
 I contenuti del PDP sono definiti dal MIUR, dunque il documento deve contenere una chiara fotografia della situazione dell’alunno: si parte dai dati anagrafici dello stesso, dalla tipologia di disturbo e si individuano le attività didattiche personalizzate, le misure dispensative e tutto quello che di individualizzato serve per l’insegnamento.
 Il Piano Educativo Personalizzato ed il Piano Didattico Personalizzato delineano la didattica rivolta ad un alunno con BES
 La normativa scolastica per aiutare alunni con BES e DSA
Per aiutare alunni con BES e DSA c’è una normativa scolastica del Miur che è necessario conoscere: si tratta, nello specifico, di una serie di indicazioni per aiutare alunni con difficoltà e bisogno speciali ad integrarsi all’interno del sistema classe.
 Si tratta di una normativa su BES e DSA che va indubbiamente conosciuta, studiata, approfondita e applicata. La sua origine risale ai primi anni del 2000, quando il MIUR ha iniziato a proporre delle specifiche note ministeriali.
 Nello specifico si parla delle note ministeriali del 5 Ottobre 2004, 5 Gennaio 2005, 10 Maggio 2007, con le quali sono stati proposti degli strumenti specifici per cercare di superare i problemi riscontrati nell’insegnamento ad alunni con BES e DSA.
 Nello specifico, le misure individuate dal ministero sono di due tipi:
- Misure compensative: strumenti, aiuti, modalità di insegnamento finalizzate a supportare quelle che sono le funzioni in cui l’alunno deficita;
- Misure dispensative: strumenti finalizzati a esonerare l’alunno da alcune attività che potrebbero essere penalizzanti per la sua persona e fonte di disagio.
Si tratta del primo approccio che la scuola ha avuto con BES e DSA, ma da quel momento in poi le cose si sono evolute, grazie anche a una sempre maggiore consapevolezza della necessità di aiutare questi alunni a integrarsi al meglio nelle classi di appartenenza.
 Si deve però attendere la legge 170/2010 per avere un grado di approfondimento maggiore sul tema, oltre che un approccio più sistemico alla questione.
 L’obiettivo, è bene ricordarlo, deve essere quello di favorire il successo di alunni con BES e DSA, cercando la loro integrazione, riducendo il loro disagio, così da creare le basi per il loro futuro nella società e nel mondo del lavoro.
 La legge in questione mette in chiaro per la prima volta questo concetto, che è diventato fondamentale nel corso degli anni. L’anno successivo, quindi, sono state pubblicate le linee guida per il diritto allo studio degli alunni con DSA, che riprendono e attuano quanto indicato nella legge 170/2010.
 Nel decreto legge noto come “La Buona Scuola”, invece, si parla per la prima volta di BES in senso stretto: si definisce cosa sono i bisogni educativi speciali, quali sono le caratteristiche degli alunni con BES e si cerca di dare delle indicazioni pratiche per il mondo scolastico.
 Per approfondire invece il ruolo della scuola si deve fare riferimento alla Circolare Ministeriale 8 del 6 marzo 2013: qui viene specificato che il consiglio di classe e i docenti delle scuole primarie dovranno segnalare, ove non sia già stato fatto, dei casi che potrebbero necessitare di un PDP.
 Dopo aver analizzato caso per caso si dovrà capire in che modo gestire il rapporto con la classe, si dovranno individuare gli interventi necessari al fine di permettere al soggetto un adeguato percorso di apprendimento, sempre nell’ottica della didattica inclusiva, inoltre si dovranno individuare gli strumenti da utilizzare.
 Infine è molto importante non dimenticare di curare il rapporto con la famiglia, che deve essere coinvolta, così come gli altri enti competenti.
 L’obiettivo della didattica è quello di favorire il successo e l’integrazione degli alunni con BES e DSA
 Cosa prevede attualmente la normativa del Miur per alunni con BES
Per gli alunni con BES oggi si fa riferimento alla direttiva Strumenti d’intervento per gli alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica, che il Miur ha realizzato per approfondire alcuni aspetti della legge 170/2010, il pilastro della didattica per alluni con BES e DSA.
 Nello specifico la direttiva del 2012 approfondisce e amplia il campo della didattica inclusiva e personalizzata: all’interno dei BES vengono inserite anche delle difficoltà che pur sussistendo non sono chiaramente certificate.
 Alla luce di quanto sancito dalla legge e dalle direttive che la esplicano, il ruolo degli insegnantiè fondamentale, perché devono essere adeguatamente preparati e specializzati, per poter fornire il supporto necessario all’integrazione degli alunni con BES.
 Sarà importante quindi per ogni docente seguire dei programmi di studio e specializzazione specifici, come ad esempio un master in metodologie didattiche per alunni con BES.
   Cosa prevede la normativa del Miur per alunni con DSA
Quando si parla di normativa del MIUR per gli alunni con DSA si fa sempre esplicito riferimento alla legge 170/2010, già citata anche nei precedenti paragrafi.
 Nello specifico è proprio questa che individua e riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia come DSA. Sempre nella stessa norma viene sancito il diritto allo studio di alunni con DSA, che viene garantito con percorsi individualizzati come detto in precedenza.
 La normativa del Miur sulla gestione degli alunni con DSA ha dato anche delle linee guida, sia per quello che è il diritto allo studio che per quelli che sono i piani didattici personalizzati: a partire da questi ultimi si potrà poi trovare una soluzione ad hoc per ogni singolo alunno.
   Consigli pratici per aiutare alunni con BES e DSA
Per aiutare gli alunni con BES e DSA è importante essere preparati e specializzati. Questo è un appello che viene rivolto agli insegnanti che, nel corso della loro carriera, si ritrovano a dover fronteggiare delle situazioni di questo tipo.
 Promuovere fattivamente l’integrazione degli alunni con difficoltà, con o senza certificazione, è un compito che può risultare arduo senza la dovuta preparazione e competenza.
 Per questo motivo, ad esempio, possono essere utili una serie di consigli pratici per aiutare alunni con BES e DSA.
 Si suggerisce, ad esempio, di puntare molto su esercizi personalizzati e sul role playing, che permette di immedesimarsi in determinate situazioni cercando così di comprendere bisogni che possono essere differenti in base al caso.
 Un altro consiglio è, ad esempio, quello di permettere a ragazzi e ragazze con DSA di esprimere il loro percorso con una testimonianza. In questi anni, ad esempio, sono nate diverse iniziative e opere letterarie o teatrali in cui questi ragazzi hanno parlato delle loro esperienze.
 Si sono creati dei modelli per l’identificazione personale utili per insegnare a gestire situazioni talvolta complesse.
 Esiste, a tal proposito, una vasta letteratura che potrebbe essere approfondita, infatti sono tantissimi i testi di vari esperti che trattano l’argomento. L’obiettivo è sempre lo stesso: promuovere l’integrazione scolastica.
 Per la formazione dei docenti di sostegno e non solo sono molto utili anche i Master e Corsi di Perfezionamento, come quelli proposti da Alteredu. Si tratta di percorsi formativi che mirano a creare un corpo docente che sia effettivamente consapevole del proprio fondamentale ruolo nella vita di alunni con DSA e BES.
   Seguire questi corsi di formazione e aggiornamento per docenti permette di apprendere delle competenze specifiche e fondamentali, sia pratiche che teoriche. Non solo. I corsi Alteredu permettono di seguire le lezioni in modalità e-learning, un grandissimo vantaggio perché sarà possibile frequentare e seguire le lezioni direttamente da casa propria, con i propri tempi.